SCUOLA ITALIANA: DOCENTI SEMPRE PIÙ ANZIANI, POCA INNOVAZIONE E UN FUTURO DA RIPENSARE
L’indagine OCSE TALIS 2024 offre una visione significativa del sistema scolastico italiano, mettendo in luce pregi e limiti di una scuola in trasformazione lenta.
Il quadro che emerge è quello di un corpo docente con un’età media elevata, con un utilizzo ancora marginale delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale. Un sistema solido per esperienza, ma che fatica ad aprirsi al mondo odierno.
Un corpo docenti esperto, ma sempre più anziano
L’età media degli insegnanti italiani si attesta oggi sui 48 anni, tre in più rispetto alla media dei Paesi OCSE. Quasi la metà dei docenti (49%) ha superato i 50 anni, mentre solo il 3% ha meno di 30 anni: un dato che testimonia un grave problema di rinnovamento generazionale.
Se da un lato l’esperienza dei docenti italiani rappresenta una risorsa preziosa per la continuità educativa, dall’altro questa composizione anagrafica rischia di rallentare l’innovazione didattica e la capacità di adattarsi ai nuovi linguaggi degli studenti.
Il settore scolastico resta inoltre fortemente femminilizzato, con il 77% di insegnati donne – una tendenza che accomuna molti Paesi europei, ma che è in Italia è particolarmente accentuata.
Una scuola che include, ma chiede più strumenti
Uno degli aspetti positivi che emergono dal rapporto è l’impegno crescente dei docenti italiani nel campo dell’inclusione scolastica. Oltre il 90% di loro dichiara di sentirsi preparato a lavorare con studenti provenienti da contesti culturali diversi o con bisogni educativi speciali.
In molte scuole italiane, più del 10% degli studenti non è madrelingua italiano e una percentuale analoga ha lo status di rifugiato.
Sono però, molti insegnanti ad affermare che servirebbe una maggiore formazione sula gestione delle classi multiculturali, per il benessere educativo dell’intera aula. Il 95% degli intervistati ritiene infatti fondamentale una collaborazione più stretta tra docenti, psicologi e mediatori, per garantire infine una scuola realmente inclusiva.
Digitalizzazione e IA: passi avanti ma ancora timidi
Nonostante la passata “DAD” avviata durante la pandemia, che ha permesso in ambito tecnologico un’evoluzione da parte dei docenti e dell’istituzione in sé, la scuola sembra essere tornata ad una gestione più tradizionale. Solo il 5% delle scuole dichiara di aver svolto lezioni online o ibride nell’ultimo mese, contro una media OCSE del 16%.
Anche l’uso dell’intelligenza artificiale rimane limitato: appena un quarto dei docenti (25%) afferma di utilizzarla nel proprio lavoro quotidiano. Chi la impiega lo fa soprattutto per organizzare lezioni, creare materiali didattici o per supportare studenti con bisogni. Meno diffuso è invece l’uso dell’IA nella valutazione, nel feedback personalizzato e nella comunicazione scuola-famiglie.
Le ragioni di questo ritardo sono chiare: mancano competenze digitali adeguate e infrastrutture scolastiche moderne. Il 69% dei docenti dichiara di non sentirsi ancora pronto ad utilizzare l’IA.
Università e formazione: il nodo del ricambio generazionale
Il tema dell’invecchiamento del corpo docente non può essere affrontato senza includere il tema delle università. Negli ultimi anni, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha promosso l’avvio dei percorsi abilitanti da 60,30 e 36 CFU, pensati per rinnovare la formazione iniziale dei docenti. Tuttavia, la lentezza dei concorsi e la complessità burocratica rendono ancora difficile l’ingresso dei giovani nella scuola.
Serve una strategia più incisiva: agevolare l’accesso rapido alla professione, favorire tirocini retribuiti e introdurre percorsi di mentorship tra docenti senior e neolaureati.
Solo così le università poteranno diventare un vero e proprio ponte tra la formazione accademica e l’esperienza scolastica, garantendo un ricambio generazionale concreto e una maggiore presenza di giovani insegnanti nelle aule italiane.
Esperienza e innovazione: trovare l’equilibrio
La scuola italiana si trova oggi di fronte a una sfida cruciale: valorizzare l’esperienza del copro docente, senza però rinunciare all’innovazione e al rinnovamento. Un sistema scolastico sostenibile deve saper combinare la saggezza di chi fa questo lavoro da molto tempo, con l’entusiasmo delle prime armi di chi ha appena iniziato a trattare nel mondo scolastico.
L’età media elevata non deve essere vista solo come un limite, ma come un’opportunità di trasmissione di competenze e valori. Tuttavia, senza un serio investimento nella formazione digitale, nell’inclusione e nella collaborazione con le università, il rischio è quello di una scuola che guarda al passato più che al futuro.
Dati: https://www.dt.mef.gov.it/it/attivita_istituzionali/rapporti_finanziari_internazionali/organismi_internazionali/ocse/
Andrea Sole Paglia
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