STUDENTI E INSEGNANTI: RAPPORTO TRA NUMERI E PAROLE

Rapporto studenti insegnanti

In ogni classe, l’equilibrio tra il numero di studenti e il numero di insegnanti è uno degli elementi più importanti per determinare la qualità dell’insegnamento. Questo rapporto, influisce profondamente sul tempo che ogni alunno riceve, sulla capacità di essere seguito individualmente e sul clima educativo generale.

In Italia, rispetto ad altri Paesi, la situazione è sorprendentemente favorevole. Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) più recenti, ogni insegnante italiano nella scuola primaria e secondaria segue in media 10 o 11 studenti, mentre la media internazionale è più alta: circa 13-14 studenti per docente.

Rapporto sociale e numerale

Ma cosa significa questo nella pratica? Ciò porta più tempo ad ogni insegnante da dedicare ai propri alunni, c’è la possibilità di spiegare meglio, correggere con più attenzione, ascoltare di più. In un’epoca in cui si parla tanto di personalizzazione dell’apprendimento e di bisogni educativi speciali, avere un insegnante più “vicino” fa la differenza.

Anche le dimensioni delle classi giocano un ruolo importante. Le classi italiane, soprattutto nella secondaria di primo grado, contano in media circa 22 alunni, un numero che – pur essendo nella media europea – permette ancora una buona gestione didattica. In confronto, in Paesi come la Grecia le classi sono più piccole, ma ci sono realtà, soprattutto fuori dall’Europa, dove un singolo docente si trova davanti anche 30 o 40 studenti contemporaneamente.

Negli ultimi anni, poi, si sta registrando un leggero ma costante miglioramento: il numero medio di studenti per insegnante in Italia è in calo. Le proiezioni indicano che nei prossimi anni potremmo arrivare anche sotto i 9 alunni per docente nella scuola secondaria superiore. Un risultato positivo, anche se da leggere accanto a un fenomeno meno felice: il calo demografico, cioè la diminuzione del numero di studenti iscritti.

Nel mondo…

Non ovunque, però, il quadro è così positivo. A livello globale, l’UNESCO ha lanciato un allarme: entro il 2030, potrebbero mancare 44 milioni di insegnanti nel mondo per garantire l’istruzione a tutti. Questo rende ancora più preziosa la condizione italiana, dove – nonostante alcune criticità – il sistema riesce ancora a garantire una buona copertura didattica.

Dopo i numeri è importante da parte del docente l’impegno che si mette nel farsi capire, e venir meno a quella distanza che spesso blocca l’ascolto reciproco. La didattica basata sulla relazione tra insegnante e alunno parte dal riconoscere che questo rapporto è naturalmente sbilanciato: esiste una distanza educativa tra chi insegna e chi apprende. Questo perché insegnanti e studenti comunicano con codici diversi, hanno modi differenti di dare significato a ciò che dicono e vivono. Il compito dell’insegnamento, quindi, è proprio quello di colmare questa distanza.Come? Attraverso il dialogo, che diventa lo spazio in cui si costruisce un equilibrio nuovo, in cui le differenze si incontrano e si trasformano in crescita reciproca.

Andrea Sole Paglia

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