MATURITÀ 2026: CHI FA “SCENA MUTA” RISCHIA LA BOCCIATURA. LA NUOVA STRETTA DI VALDITARA
A partire dal prossimo anno scolastico, potrebbe entrare in vigore una novità destinata a far discutere studenti e docenti: chi si rifiuta volontariamente di sostenere il colloquio orale all’Esame di Stato rischierà di dover ripetere l’anno. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, dopo due episodi avvenuti in Veneto, dove due studenti hanno scelto il silenzio come forma di protesta contro il sistema scolastico.
Questa scelta- secondo il ministro- non potrà più essere tollerata.
“Il colloquio non è facoltativo”, ha dichiarato in un’intervista, spiegando che l’orale serve a valutare non solo le conoscenze disciplinari, ma anche le capacità espressive, di argomentazione e di ragionamento critico. Dunque, chi si presenta davanti alla commissione con l’intenzione dichiarata di non parlare, o rifiuta deliberatamente di rispondere, sarà considerato non idoneo.
Protesta o mancanza di preparazione?
Valditara ha precisato che la sanzione scatterà solo in caso di scena muta volontaria, chiaramente motivata come atto di boicottaggio. Chi invece si blocca per ansia o emozione non sarà penalizzato: “I docenti sanno riconoscere il disagio e fanno di tutto per aiutare gli studenti. Ma è diverso da chi si si rifiuta consapevolmente di collaborare”.
Secondo il Ministro, il silenzio come forma di protesta svaluta il significato dell’esame e rappresenta una mancanza di rispetto verso la scuola e verso il lavoro dei commissari. Per questo, nella nuova normativa, sarà inserito l’obbligo di partecipazione attiva al colloquio, pena la bocciatura, anche in presenza di crediti alti o di buoni risultati nelle prove scritte.
Cosa dice la legge oggi
Attualmente, il punteggio finale dell’Esame di Stato è calcolato sulla base di tre componimenti: fino a 40 punti per il credito scolastico, fino a 20 punti per le due prove scritte e infine 20 punti per il colloquio orale. Basta quindi un minimo di 60 punti totali per ottenere il diploma. Ciò ha spinto alcuni studenti, come Gianmaria di Padova e Maddalena di Belluno, a considerare l’orale superfluo e ad astenersi volontariamente come gesto simbolico.
Tuttavia, la possibilità di escludere dal diploma uno studente per protesta non è automatica: servirebbe una modifica formale al decreto legislativo n. 62/2017. Dunque, prima che la stretta annunciata diventi realtà, sarà necessario un passaggio parlamentare e un confronto politico, anche acceso.
Le reazioni: tra fermezza e polemica
Non sono mancate le reazioni. Il deputato Rossano Sasso (Lega), ha applaudito la proposta del ministro, parlando di “follia educativa” da fermare al più presto: “Se passa il messaggio che si può protestare rifiutandosi di fare l’orale, domani qualcuno chiederà di abolire i compiti in classe o i colloqui di lavoro. Serve responsabilità”.
Più critico il fronte studentesco progressista. La Rete degli Studenti Medi, per voce di Paolo Notarnicola, ha denunciato “una deriva autoritaria” che trasforma la scuola in un luogo di repressione del dissenso. “Non si ascolta il disagio degli studenti, si risponde con la minaccia della bocciatura”.
Una scuola più seria o più rigida?
Il tema tocca un nodo delicato: come coniugare autorevolezza e dialogo in un sistema educativo moderno. La scuola deve essere un luogo di crescita e responsabilità, ma anche di ascolto. È proprio su questo punto che si giostrerà il dibattito nei prossimi mesi. Se la proposta diventerà legge, il 2026 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui la “scena muta” smise di essere una scelta senza conseguenze.
Andrea Sole Paglia
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