L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE A SCUOLA: STRUMENTO DIDATTICO O NEMICO DELL’APPRENDIMENTO?

IA tra i banchi di scuola

Negli ultimi anni, l’IA (Intelligenza Artificiale) ha iniziato ad occupare un posto sempre più centrale nella quotidianità degli studenti. Dalla risoluzione degli esercizi alla produzione di testi scolastici, la tecnologia generativa si è trasformata in una sorta di compagna di banco silenziosa ed efficiente. Ma quale impatto sta realmente avendo sulla formazione scolastica?

Secondo un’indagine del 2024 condotta dal TGM Research per NoPlagio, si è scoperto che il 97% degli studenti italiani tra i 16 e i 18 anni ha dichiarato di utilizzare chatbot e strumenti di intelligenza artificiale per studiare o completare i compiti. Un dato cresciuto almeno del 10% rispetto all’anno scorso.

Una ricerca parallela condotta da YouGov per McGraw-Hill a livello globale ha rilevato che 2 studenti su 3 (cioè il 67%) in Europa usano l’IA almeno una volta a settimana per motivi scolastici.

In Italia, questo dato è ancora più alto: oltre il 75% degli studenti delle superiori ha dichiarato di usarlo anche durante le verifiche, spesso aggirando le limitazioni imposte dalla scuola.

Secondo alcuni studi, l’uso eccessivo di strumenti digitali automatizzati può indebolire la capacità di risoluzione autonoma dei problemi, soprattutto nei giovani che non hanno ancora pienamente sviluppato le competenze metacognitive.

L’89% dei docenti italiani coinvolti in una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca ha manifestato preoccupazione per la perdita progressiva di capacità argomentative e di scrittura personale nei propri alunni.

L’80% degli insegnanti intervistati da INDIRE afferma di aver notato una diminuzione nell’originalità dei testi consegnati dagli studenti, con formule sempre più simili tra loro, spesso indicative di un uso standardizzato dell’IA.

Docenti tra accettazione e confusione

Anche molti insegnanti stanno iniziando ad usare l’intelligenza artificiale, soprattuto per compiti ripetitivi come verbali o relazioni. In parte è vista come una risorsa utile, capace di semplificare il lavoro e liberare tempo.

Tuttavia, non tutti la accolgono con serenità. Alcuni docenti temono che l’IA renda più difficile riconoscere il vero apprendimento o possa minare la relazione educativa con gli studenti. La mancanza di regole chiare e di formazione adeguata aumenta l’incertezza. In molti casi, l’uso dell’IA da parte degli studenti viene percepito come una sfida, non ancora ben gestita dalle istituzioni scolastiche.

Entra nel discorso anche il saper “copiare” con un giusto metodo educativo, se un tempo era un atto nascosto, oggi è un comportamento “tecnologicamente strutturato”, spesso considerato intelligente perché veloce.

Una ricerca del MIT di Boston (2023) ha mostrato che gli studenti che elaborano testi con l’aiuto dell’IA senza una fase di riflessione personale mantengono solo il 37% dei contenuti a lungo termine, contro il 79% di chi ha sviluppato il proprio testo attraverso una prima stesura manuale.

Non si tratta semplicemente di introdurre o vietare gli strumenti. Il vero nodo è ridefinire cosa significa “imparare” in un’epoca in cui le risposte sono ovunque e immediate. Serve una scuola che stimoli il confronto, la riflessione, la responsabilità. Che riporti al centro l’insegnante come figura autorevole ma umana, e lo studente come soggetto attivo e non solo fruitore.

La velocità dell’IA è molto affascinante, ma la formazione di ognuno richiede lentezza insieme al confronto e la pazienza, come nello sport, ciò che vedono gli altri è solo la punta di un iceberg che nasconde un allenamento invisibile, ma essenziale.

Andrea Sole Paglia

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