L’ATTIVISTA GRETA THUNBERG LANCIA UNA SFIDA GLOBALE: 44 PAESI AD AIUTARLA SULLA STRISCIA DI GAZA
La giovane attivista svedese Greta Thunberg, ha annunciato il lancio di una nuova flottiglia, che prende il nome di Global Sumund Flotilla, con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto a Gaza. La missione prenderà il via il 31 agosto dalla Spagna, mentre altri convogli partiranno dalla Tunisia il 4 settembre, coinvolgendo attivisti e navi provenienti da 44 paesi diversi.
Si tratterà della più imponente mobilitazione marittima civile mai organizzata per contrastare l’ “assedio illegale” dell’enclave palestinese. Tra i sostenitori dell’iniziativa si contano figure internazionali e icone della società civile, con l’appello all’azione lanciato da Thunberg : “Non possiamo restare immobili di fronte a questa tragedia”.
I tentativi precedenti e i rischi della navigazione
Non si tratta del primo tentativo di portare aiuti via mare. A giugno, Thunberg aveva partecipato alla missione a bordo della Madleen, ma l’imbarcazione fu intercettata e fermata sin da subito dalle autorità israeliane. In quella circostanza, vennero sollevate questioni di diritto internazionale, inoltre la flottiglia venne ostacolata anche da un attacco eseguito da droni, nel Mediterraneo.
Gaza senza scuole né università: un’intera generazione allo sbaraglio
Nel frattempo, gli studenti di Gaza si trovano in una situazione drammatica. Secondo le ricerche, 293 delle 307 scuole sono state danneggiate o distrutte e il 97% degli edifici scolastici risultano inutilizzabili, mentre gli approvvigionamenti educativi sono ostacolati dal blocco.
L’istruzione superiore duole di una ferita ancora più profonda: 90.000 studenti hanno perso l’accesso all’università, con 51 edifici universitari distrutti e 57 gravemente danneggiati. Le università rimaste come Al-Azhar e Al-Aqsa, sono state colpite o distrutte dai bombardamenti. Recenti analisi sono finite a parlare di “educide” sistematico, la distruzione dell’educazione come arma da guerra.
A lanciare un messaggio, sono stati anche i rettori delle università di Gaza, che con una lettera aperta chiedono: il cessare del fuoco duraturo, protezione per le istituzioni educative e un sostegno concreto per ricostruire il sistema universitario appena devastato.
Volontà di ricostruire ciò che è andato perso
A lavorare incessantemente sulla striscia è il medico pediatra Dr. Abed, le condizioni in cui opera sono drammatiche, tra malnutrizione e ospedali ridotti al collasso. Accettato per un Master in Australia, punta a tornare per ricostruire il sistema sanitario della sua terra.
Una speranza in amore e nella conoscenza
Questa nuova iniziativa diventa allora simbolo di solidarietà e resistenza, mentre le scuole e università distrutte testimoniano un’emergenza educativa senza precedenti. In un contesto di totale blackout educativo e culturale, la partita si gioca tra la volontà di non arrendersi al destino e il bisogno urgente di ricostruire spazi di apprendimento, che regalino un futuro ai giovani.
Andrea Sole Paglia




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