INFERMIERI IN ITALIA: UNA PROFESSIONE IN EMERGENZA
Uno dei lavori più importanti a livello sanitario, è quello dell’infermiere. Si può dire che sia il cuore pulsante della medicina, in quanto si occupa di curare i pazienti in ogni fase della malattia, dall’emergenza stessa fino alla riabilitazione. Senza un giusto numero di infermieri negli ospedali, la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti è a rischio.
A livello globale, la percentuale di infermieri è aumentata di circa il 7%, ma non basta. Sebbene il numero sia positivo è ancora profondo il fabbisogno di professionisti, mancano 5,8 milioni di infermieri per garantire una risposta adeguata ai bisogni di ogni individuo. Inoltre, il 78% dei professionisti opera in Paesi che rappresentano solo il 49% della popolazione mondiale.
Un altro nodo cruciale è quello degli stipendi: l’Italia, è tra i più bassi d’Europa, con scarse prospettive di crescita professionale. Questo ha portato a un vero e proprio esodo dal Servizio Sanitario Nazionale, con oltre 16.000 dimissioni in soli due anni.
Per tamponare la situazione, si è registrato un forte aumento di infermieri stranieri (+47% dal 2020), ma la soluzione non può essere solo numerica. Il Ministro della Salute ha annunciato misure per rendere la professione più attrattiva, puntando su formazione specialistica, indennità per chi lavora in emergenza e detassazione degli straordinari.
Tra i fattori critici infatti, è il calo delle iscrizioni in università che aprono al mondo dell’infermieristica. Secondi i dati dell’indagine Ocse-Pisa, in Italia appena lo 0,8% degli studenti delle scuole superiori considera la possibilità di diventare infermiere in futuro.
Affrontare la crisi degli infermieri è oggi una priorità per la tenuta del sistema sanitario italiano.
Andrea Sole Paglia
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