EDUCAZIONE ALIMENTARE A SCUOLA: UN PASSO VERSO IL BENESSERE DELLE NUOVE GENERAZIONI
Un gruppo di deputati del Partito Democratico ha recentemente depositato alla Camera un disegno di legge – il numero 2378 – con un obiettivo ben preciso: rendere obbligatorie le ore di insegnamento dell’educazione alimentare nelle scuole italiane. Un’iniziativa nata dalla crescente preoccupazione per i problemi di salute legati a un’alimentazione scorretta, come obesità infantile, diabete, ipertensione e disturbi del comportamento alimentare. Il percorso partirebbe dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado.
Secondo dati del Ministero della Salute, in Italia circa 1 bambino su 3 è in sovrappeso o obeso, una delle percentuali più alte in Europa. Le cattive abitudini alimentari acquisite durante l’infanzia possono tradursi in problemi cronici durante l’età adulta.
Educazione alimentare come disciplina autonoma
La nuova proposta di legge, mira a inserire l’educazione alimentare come materia autonoma, con un monte ore minimo di 33 ore annuali, integrato nel piano scolastico degli studi obbligatori. La novità rimane nella tipologia di lezione, non si tratterebbe solo di teoria, ma anche di esperienze pratiche, come laboratori, uscite didattiche in fattorie, centri di ricerca e incontri con esperti del settore.
L’approccio previsto è interdisciplinare, con il coinvolgimento di psicologi professionisti al fianco degli insegnanti. Il loro compito sarebbe quello di integrare aspetti scientifici, emotivi e comportamentali per sviluppare nei bambini una consapevolezza profonda e duratura sul rapporto tra cibo, corpo ed emozioni.
Obiettivi chiari per una cultura della prevenzione
Tra i principali traguardi che la protesta vuole raggiungere:
- Diffondere la cultura della sana alimentazione, valorizzando in particolare la dieta mediterranea, considerata dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’umanità;
- Sensibilizzare sull’eccessivo consumo di zuccheri, in particolare in età evolutiva, che può portare a dipendenza da cibi dolci, disturbi metabolici e cali di concentrazione scolastica;
- Promuovere iniziative di solidarietà e sensibilizzazione su temi globali come la fame nel mondo e la giustizia alimentare;
- Favorire scelte consapevoli, contrastando le mode alimentari dannose per il corpo e tutte quelle informazioni scorrette che vengono diffuse ad oggi sui social.
Tra novità e perplessità: cosa dice il testo di legge
Un altro tema affrontato nella proposta di legge, è quello della trasparenza alimentare, proponendo l’obbligo di etichettatura chiara per i prodotti ricchi di zuccheri, così come un maggior controllo sull’utilizzo di ingredienti dolcificanti nelle mense scolastiche.
Tuttavia, il ddl ha sollevato alcune perplessità tra gli esperti del settore educativo. Le Indicazioni Nazionali attualmente in vigore (2007, aggiornate nel 2012) già includono l’educazione alimentare come tematica trasversale nei programmi scolastici. Inoltre, secondo la normativa sull’autonomia scolastica, il Ministero dell’Istruzione dovrebbe definire gli obiettivi formativi generali, lasciando alle scuole il compito di stabilire i contenuti specifici e le metodologie. Il rischio, secondo alcuni, è quello di creare una sovrapposizione normativa o di trasformare un tema importante in un’incombenza burocratica.
Un investimento per il futuro
Nonostante le criticità, l’introduzione di un insegnamento strutturato sull’educazione alimentare potrebbe rappresentare un investimento concreto nella prevenzione sanitaria e nell’educazione civica dei giovani. Promuovere una maggiore conoscenza del cibo, del suo impatto sul corpo e sul pianeta, è essenziale in una società dove cresce il consumo di cibi ultra-processati e la pubblicità rivolta ai minori è spesso fuorviante.
Un’educazione alimentare ben strutturata può insegnare ai bambini non solo a mangiare meglio, ma anche a pensare in modo critico, a rispettare il proprio corpo e a contribuire a un sistema alimentare più sostenibile.
Andrea Sole Paglia
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