DISEGNO DI LEGGE SUL CONSENSO INFORMATO PER EDUCAZIONE SESSUALE: RALLENTA L’ITER PARLAMENTARE TRA AUDIZIONI E ATTESE
Il disegno di legge firmato da Valditara, che introduce il consenso informato obbligatorio dei genitori per attività di educazione sessuale nella scuola secondaria, segna un passaggio importante ma anche lento.
Dopo le prime audizioni svolte la settimana scorsa- che non hanno prodotto alcun dibattito- sono in programma tre nuovi appuntamenti il 15 luglio con le associazioni “Non si tocca la Famiglia”, AGE (Associazione Genitori) e Articolo 26. Tuttavia, già a partire dal 21 luglio, non sono previste ulteriori sedute in Commissione Cultura.
Cosa prevede la proposta
Il relatore del disegno di legge, il deputato leghista Rossano Sasso, ha chiarito che l’intento è trattare tematiche legate alla sessualità solo per le scuole secondarie di primo e secondo grado, con consenso preventivo dei genitori su:
- Contenuti del percorso educativo;
- Qualifiche dei formatori;
- Informativa pre-attività ai genitori stessi.
Secondo il Ministero Valditara, il ddl è tra le priorità del governo, ma a causa del fitto calendario parlamentare, occorrerà attendere l’autunno per vedere un effettivo avvio dei lavori. Le nuove regole potrebbero entrare in vigore non prima del 2026/2027.
Un’urgenza educativa che resta disattesa
In Italia, l’educazione sessuale a scuola è ancora largamente frammentaria:
- Solo il 47% degli studenti dichiara di aver ricevuto almeno qualche lezione a tema, con forti di disparità: quasi il 55% al Nord, ma meno del 40% al Centro e solo il 37% al Sud;
- Nella maggior parte dei casi, si tratta di interventi sporadici: il 44% ha partecipato a percorsi limitati nel tempo, il 32% a un unico incontro;
- Anche tra i genitori cresce il consenso: oltre il 95% li ritiene utili e il 91% è favorevole a renderli obbligatori.
A livello europeo, l’Italia resta tra li ultimi paesi a non prevedere programmi strutturati di educazione affettiva e sessuale, mentre solo il 20% dei paesi ha una legislazione specifica su questo tema.
L’attesa normativa è controbilanciata da dati nazionali significativi: il 52% degli adolescenti ricerca informazioni sulla sessualità online o tramite il mondo cibernetico, spesso incappando in siti vietati ai minori. Le competenze critiche e affettive non vengono trasmesse sistematicamente a scuola, lasciando i ragazzi in balia di informazioni errate o frammentarie.
Perché il ddl rallenta?
- Occorrono circa un centinaio di audizioni nell’ambito parlamentare e il calendario estivo non facilita tempi veloci;
- È previsto un ampio confronto con associazioni, genitori, esperti e studenti;
- Serve una riflessione su equilibrio tra consenso e inclusività, assicurando che ogni percorso educativo sia rispettoso di famiglie e pluralità culturale.
Il ddl sul consenso informato segna un passo verso una maggiore regolamentazione dell’educazione sessuale nelle scuole, ma è solo il primo di tanti: i dati parlano chiaro, la domanda è forte, ma i nodi da sciogliere sono numerosi. Se approvato, potrà rappresentare un punto di svolta nella formazione socio-affettiva degli adolescenti, ma solo se accompagnato da corsi formativi strutturati, insegnanti preparati e dialogo con le famiglie.
Andrea Sole Paglia
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